Nell’attuale situazione di crisi la priorità va ai servizi sociali. È vitale che il Comune coinvolga anche le risorse esistenti nella comunità. Vogliamo creare un sistema sociale integrato locale tra il Comune e le associazioni già operanti nel sociale. Naturalmente pensiamo in particolare a SOS, Avis, Caritas, Arcobaleno, Tutto è Super-Abile, ma senza escluderne altre. Ma occorrono anche modalità innovative di solidarietà, come le pratiche del “ri-cibo” e del “pane in attesa”.
Alla non autosufficienza degli anziani serve una risposta realistica e economicamente percorribile: una struttura gestita a livello intercomunale del Saronnese.
Ecco alcuni estratti dal programma.
La casa
Il difficile periodo economico che sta attraversando il Paese si scarica pesantemente anche sull’impossibilità di accesso al credito per l’acquisto di nuove abitazioni, così come sulla difficoltà di affrontare spese di affitto.
La crescita delle entità monofamigliari esige la ricerca di forme nuove di abitazione, particolarmente adeguate a giovani in cerca di una prima autonomia, tese alla riduzione dei costi pro-capite di affitto e conduzione (coabitazione – cohousing), nonché alla realizzazione di un’edilizia dedicata.
Cresce il disagio personale e sociale indotto dalla non autosufficienza nella quarta età.
Uboldo Civica ritiene che la migliore risposta a tale problema risieda nell’ampliamento e nel potenziamento della Casa di riposo intercomunale “Focris”, di cui il nostro Comune è co-fondatore. E’ economicamente svantaggiosa l’idea di dare risposte campanilistiche a problemi come questi. Siamo anzi in un settore, quello della non autosufficienza e dell’assistenza 24h, in cui la sola risposta è quella comprensoriale a livello di Saronnese.
Promozione idee di scambio
La riduzione degli sprechi in campo alimentare rientra certamente nelle buone pratiche per fare fronte alla crisi attraverso il contenimento dei costi, la promozione di un’etica del risparmio e la circolazione delle risorse in avanzo. In questo modo si attiva un cambiamento che coinvolge non solo le strutture, ma anche il singolo cittadino. È indispensabile per la buona riuscita dell’iniziativa il coinvolgimento della Caritas locale, delle mense scolastiche e dei commercianti.
Dobbiamo, preferibilmente per via sussidiaria, creare un tramite tra bisogno e sovrapproduzione, attraverso forme emergenti di solidarietà e re-distribuzione (pensiamo ad esempio alla pratica del “ri-cibo” o del “pane in attesa”).
Associazionismo
Uboldo Civica ha da sempre ritenuto che nei rapporti con le associazioni il Comune abbia il dovere di riconoscere l’autonomia di ciascuna di esse, evitando di cercare di esercitare un ruolo accentratore e dirigista rispetto alle iniziative culturali e ricreative organizzate in paese. In questo campo il compito del Comune deve essere soprattutto quello di incentivare gli scambi e la cooperazione fra le associazioni, sostenerne e incentivarne le iniziative, pensando di intervenire laddove le realtà già esistenti faticano ad arrivare.
Alcune associazioni svolgono, inoltre, un’essenziale attività sussidiaria rispetto alle funzioni del Comune, garantendo grazie all’attività dei loro soci alcuni servizi di cui, in loro assenza, dovrebbe farsi carico il Comune. Pensiamo a quei gruppi che operano negli ambiti del sociale, dell’assistenza, della sanità, del disagio, della promozione delle tradizioni locali. Esse rappresentano una ricchezza inestimabile per il nostro paese e una buona Amministrazione comunale deve dare la priorità al sostegno e alla valorizzazione di queste realtà.
Scusate se intervengo con un altro commento ma l’argomento è molto interessante. Mi sento di scrivere anche a nome della Caritas e di tutte le associazioni e gruppi del territorio impegnati nel sociale.
I problemi sociali sono evidenti: casa e lavoro in primis, ma ad essi collegati derivano bisogni essenziali legati alla vita quotidiana: il cibarsi, il pagare le bollette o il mutuo o l’affitto ect..
La Caritas in cui sono più coinvolta, non riesce a risolvere tutte le difficoltà e da sempre ricerca uno scambio con le istituzioni e gli enti attivi, un dialogo che esiste ma che secondo me va valorizzato .Spesso la Caritas e gli altri gruppi parrocchiali che operano per il sociale sono considerati più uno sportello di assistenza e di beneficenza , dimenticando il valore educativo anche nei confronti che coloro che vi si rivolgono. Forse l’avevo già scritto in precedenti commenti : altri paesi del circondario hanno avanzato da tempo iniziative sociali soddisfacenti: Caronno da tempo attua un progetto di destinazione di una somma derivante in parte da trattenute di compensi degli assessori ed in parte da contributi Caritas ,a fondo sociale, senza interferire con il Bilancio Comunale e senza necessità quindi di delibere altro. E’ un fondo che viene usato per soddisfare bisogni concertati tra le due parti in base alla gravità e alla urgenza. Altri Comuni più distanti da Uboldo ,come Trieste hanno sviluppato l’idea del ” pane sospeso” e in tal caso leggo che sono gli stessi esercizi commerciali (bar o panetterie) che ricercano la collaborazione della Parrocchia per gestire insieme il servizio. Quindi eticamente è importante sensibilizzare contro lo spreco e a favore del dono gratuito. Potrebbe essere anche utile per soddisfare le richieste di un pasto con la apertura di una mensa sociale.In Zona l’unica attiva è a Saronno e richiama sfruttando il massimo delle potenzialità le richieste di tutti i paesi del circondario. Spero che in futuro le vostre idee possano trovare concreta realizzazione e soprattutto contare sulla adesione di tutta la collettività