di Giorgio Campilongo
A parlare oggi di sobrietà si trasmette l’impressione di voler inseguire una moda, uno spirito del tempo che intorno alla figura del professor Monti ha costruito una sorta di genere politico-giornalistico, sferzato dalla satira tagliente di Marco Travaglio su Il Fatto quotidiano del 16 novembre. Come la nostra storia dimostra, sospettare “Uboldo Civica” di voler essere a tutti i costi à la page sarebbe ridicolo, ma rimane comunque il rammarico per non aver scritto questa riflessione in estate, quando a darmi l’ispirazione è stato un articolo pubblicato su… Libero!
Il 18 agosto mi è capitato di leggere un commento di Matteo Mion, intitolato «I comuni piangono, poi buttano i soldi per i fuochi d’artificio». Un pezzo provocatorio, scritto con uno stile polemico e aggressivo, del quale mi ha colpito l’invettiva contro quei sindaci che, «invece di gettare denaro pubblico in sagre e giochi pirotecnici, [meglio sarebbe] che ragionassero da persone serie e risparmiassero denari per scuole e assistenza degli anziani».
Diversamente da Mion, il cui stile non mi entusiasma, apprezzo sagre e manifestazioni, purché gli organizzatori riescano a evitare che i politici le sfruttino per farsi propaganda. Se però si considerano le sue parole come una provocazione contro gli sprechi, non possiamo che condividere l’idea che i gli amministratori dei Comuni d’Italia non possono tassare i cittadini se prima non stanno attenti a limare ogni spesa, se tappezzano i paesi (e il verde urbano) di manifesti di incontri pubblici a volte poco partecipati, se si rifiutano testardamente di diminuire le proprie indennità di carica in un momento di crisi, indennità che essi stessi, appena insediati, avevano portato con scarsa lungimiranza al massimo consentito dalla legge. Per non parlare poi di PGT appena approvati che gli amministratori vogliono costosamente riscrivere daccapo.
Per contrastare la crisi si potrebbe partire da qui, da una maggior sobrietà nella gestione del denaro pubblico, proprio perché esso è pubblico, ossia di tutti. Da un’idea di sobrietà che non ricalchi l’austerity dei tagli (lineari) di spesa, ma secondo cui, prima far quadrare il bilancio con uno scontato aumento del prelievo fiscale, bisogna eliminare tutti gli sprechi e le spese superflue. Un’idea di sobrietà che “Uboldo Civica” sostiene dall’inizio della consiliatura, in continuità con “Il Centrosinistra di Uboldo”.
Sicuramente non basta tagliare le indennità degli amministratori o stampare meno manifesti per risolvere la crisi, sarebbe ingenuo pensarlo. Sarebbe però un modo semplice per iniziare a recuperare risorse e un gesto importante per riconciliarsi con la politica democratica, che, intesa come limite e misura ad ogni potere, suggerisce proprio una maggior sobrietà nei comportamenti e nelle decisioni.